Le mie memorie   (Pagine 426 )      Fonte : Le mie memorie Dettate da Francesco Hayez - 1890

{\rtf1\ansi\ansicpg1252\deff0\deflang1040{\fonttbl{\f0\fnil\fcharset0 Arial;}} \viewkind4\uc1\pard\fs24 Prefazione \par Discorso pronunciato dal Presidente della B. Accademia di Belle Arti \par di Milano, il giorno io febbraio 1890, per l' inarrgnraKione del mo \par numento a Francesco Hayez. \par \par Oggi, o Signori, dal Comitato Promotore e dal nostro Istituto si inaugura, alle porte di questo Palazzo, il Monumento a France\'acsco Hayez. \par L'Accademia ha creduto opportuno di tenere in questo giorno la sua distribuzione dei premi, ritardandola oltre i termini consueti, per associarsi a questa solennit\'e0, per rendere omaggio alla memoria dell'artista eminente che fu, per lunghi anni, suo Professore, che ne fu Presidente ed il cui nome i; per essa un titolo di onore. \par Io ringrazio l'egregio Rappresentante del Governo e l'egregio Rappresentante della Citt\'e0, gli Autorevoli Personaggi che ci onorarono della loro presenza, voi, Signore e Signori, che avete accolto il nostro invito, ed esprimo il nostro grato animo agli Istituti cittadini e agli Istituti artistici di Firenze, di Bologna, di Napoli, di Roma, alle Ac\'accademie di Roma, di Torino e di Bergamo, all'Associazione di I3elle Arti di Ferrara, che vollero farsi rappresentare, e all' Accademia di Ve\'acnezia, che volle essere presente, con una sua Deputazione, a questo nostro convegno. \par Se Francesco Hayez potesse assistere alle onoranze rese al suo nome, egli non le troverebbe complete senza i rappresentanti di Ve\'acnezia, della sua citt\'e0 nativa, da cui rimase, per molti anni della vita, lontano, ma a cui tornava sempre il suo pensiero, e clic non po\'acteva rivedere senza una intima gioia del cuore. \par I giovani che sono qui radunati non hanno conosciuto France\'acsco Have; nemmeno negli anni della sua verde vecchiezza. Ma i vostri maestri sono stati i suoi discepoli, e sono usciti dalla sua scuola molti tra i pittori provetti che tengono, nella nostra citt\'e0, il campo dell' arte. \par Dal quadro il Laocoonte, che vinse nel 1812 il premio al grande concorso di quest'Accademia, al ritratto che, settant'anni dopo, la sci\'f2 sul cavalletto, la sua vita operosissima ebbe un posto cospicuo \par nella storia dell'arte italiana ai nostri tempi, il suo nome rappresenta per essa un periodo di trasformazione e di rinnovamento. Nella pittura la sua fu, per molti anni, la maggior fama artistica del nostro paese. \par Francesco Hayez nacque a Venezia nel 1791. \par Egli e dunque per voi, giovani ascoltatori, un antenato, e il pittore che abbiamo veduto, dieci anni or sono, pieno d' entusiasmo per l'arte sua, arguto e sereno, rapido nella parola e negli atti, tenere \par ancora vigorosamente il pennello e consigliare, con animo aperto e benevolo, i suoi discepoli, occupa quasi colla sua carriera la storia artistica di un secolo. \par Egli crebbe e fu educato da fanciullo in casa d' uno zio negoziante di quadri antichi. Le disposizioni ch' egli dimostrava, ammirando Ie tele che tappezzavano le pareti tra cui cresceva, indussero i \par suoi ad avviarlo nelle arti del disegno. Erano quelli tempi infelici per la pittura italiana. Il settecento era stato per essa il periodo della maggiore decadenza. Fatta eccezione \par di qualche ingegno migliore de'suoi tempi, le grandi scuole italiane erano, per lo pi\'f9, degenerate in un'arte decorativa, ultima eco immiserita dei lontani successori di Pietro da Cortona. \par A Venezia per\'f2 la pittura parve attingere ancora, per qualche tempo, dal vecchio suolo qualche succo vitale, e sentire il riflesso del magico incanto che circonda la citt\'e0 della laguna. \par Si potrebbe dire che il Tiepolo, nel secolo scorso, colla vaga fantasia del suo colore, rappresent\'f2 le ultime pompe della Repubblica, mentre Antonio Canale ritraeva I' immagine dell'antica \par Venezia e Pietro Longhi dipingeva i costumi che il Goldoni faceva vivere sulla scena. Ma quando i'l'Hayez era un fanciullo, questi rappresentanti della pittura veneziana erano morti da un quarto di secolo. \par Dopo loro, gli scolari dal Tiepolo e anche dal Mazzetta decadevano nel barocchismo, mentre qualche altro artista, senza uscire dalla mediocrit\'e0, cercava di ricondurre la pittura a uno stile \par pi\'f9 corretto, o cominciava a seguire gli esempi di quella scuola pittorica, desunta dalla statuaria antica, che prevaleva nel resto d' Italia e che a Venezia poteva parere pi\'f9 esotica che altrove. \par L'Hayez a cinque anni, e se ne rammentava, aveva veduto il Doge discendere dal 13ucintoro c i senatori colle toghe rosse che egli era destinato a tanto dipingere pi\'f9 tardi: vide, sulla \par Piazza di S. Marco, i soldati repubblicani di Francia, gli Austriaci della pace di Campoformio e, pi\'f9 tardi, le truppe del Regno d' Italia. \par Il Governo napoleonico favoriva l'arte, un'arte alquanto disci plinata, come il resto, che doveva concorrere allo splendore di un grande regime e celebrare, in stile eroico, i fasti dell'antica Roma e del nuovo Impero. A Venezia venne fondata un' Accademia, il cui presidente fu il conte Cicognara, elle rappresent\'f2 con onore, in prin- cipio di questo secolo, gli studii storici e l'erudizione dell'arte. \par L'Hayez compi in essa i suoi studii sotto la guida del Mancini, toscano, professore di pittura, che era stato discepolo di Pompeo Battoni. E quando l' Accademia bandi il concorso per le cosi dette pensioni di Roma, l'Hayez si fece innanzi, e vinse le difficili prove. \par Nel 1809, a diciott'anni, il giovine artista usci, per la prima volta, dalla sua Venezia, e si rec\'f2 a Roma, ammirando per via gli antichi capilavori dell'arte italiana e visitando gli artisti in quei tempi famosi. \par La pittura seguiva allora i precetti del francese David, che era considerato, e a ragione, come il primo maestro dell epoca, e che aveva voluto ricondurre l'arte a un'ideale pi\'f9 virile e pi\'f9 forte, fa- cendole parlare il linguaggio greco e romano, caro agli uomini della Rivoluzione e dell' Impero. In questa scuola il colore e la luce, l'e- spressione e la verit\'e0 erano sacrificate all'attitudine scultoria, al gesto maestoso, alla rigida precisione del contorno. \par A Firenze l'Hayez entr\'f2 nello studio del Benvenuti, artista di molto ingegno, che stava colorando un gran quadro gi\'e0 prima tutto dipinto a chiaroscuro come un bassorilievo;- A Roma fu accolto be- nevolmente dal Camuccini, che temperava la durezza del sistema coll'imitazione di Raffaello. Il giovine veneziano, che aveva ancora negli occhi i dipinti ammirati nelle chiese e nei palazzi della sua citt\'e0 si avvicinava con riverenza alle soglie di queste celebrit\'e0, ma ne usciva, suo malgrado, poco pago e i dubbii si mescolavano al rispetto. Gli pareva di vedere, al di l\'e0 di, quella scuola, un'arte in cui l' ispi- razione fosse meno soffocata dalla regola, un' arte pi\'f9 spontanea e pi\'f9 viva, un colorito meno duro e pi\'f9 vero. \par A Roma il protettore deli' Hayez fu un artista che si pu\'f2 dire grande dinanzi a ogni scuola,. il Canova, a cui il conte Cicognara r aveva raccomandato, e che gli divenne amico e consigliere amorevole. Lo scolare disegn\'f2 nei Musei, rimase per un anno, ammaliato, a studiare nelle stanze di Raffaello, con quel culto laborioso dell' arte che lo accompagn\'f2 per tutta la vita. \par I giovani artisti convenivano allora in Roma da ogni parte di Europa, vivevano uniti per nazione, si vestivano alla Raffaello per distinguersi dai semplici mortali, disputavano ardentemente intorno ai \par loro ideali, e tra i romani erano frequenti le risse per sapere chi fosse pi\'f9 grande pittore del Camuccini o del Landi. Coloro che appartenevano al Regno d'Italia si radunavano nella \par loro Accademia e gareggiavano in esercitazioni artistiche. Si sceglieva un argomento; dopo otto giorni, tutti dovevano portare su quel soggetto una composizione dipinta ow disegno. Il giudizio era tra pari; \par i giovani stessi decidevano e conferivano il premio, pronunciando ad alta voce le ragioni del loro giudizio, e poi si ricominciava con un altro argomento. L'Hayez, in et\'e0 matura e \par professore nella nostra Accademia volle introdurre questa gara tra i suoi allievi. Ma smise, lagnandosi di non trovare tra essi il fuoco sacro che animava, al tempo loro, i suoi coetanei. \par Chi avrebbe detto quando, un po' pi\'f9 tardi, i Regolamenti ministeriali vietarono ogni studio della composizione come un esercizio pericoloso! \par Nel 1812 Hayez, incoraggiato dal Canova, incoraggiato dal Cicognata, che da Venezia si interessava a lui, concorse al gran premio, dell'Accademia di Milano, inviando il suo Laotoonle, che an \par cora si vede in queste sale. Il quadro parve subito degno d'essere prescelto. Ma v' era un altro Laocoonte non privo di meriti, del De allievo di Appiani, che, di certo, aveva aiutato colla sua l'opera dello \par scolaro. Come far dispiacere all' Appiani? La difficolt\'e0 fu superata ottenendo, per quell'anno, dal VicerC due grandi medaglie; e non fu quello, d'allora in poi, F ultimo degli impicci in \par cui si trov\'f2 l'Accademia nel conferire i suoi premi. \par L' Havez in Roma visse coi pi\'f9 rinomati artisti, in quella proficua famigliarit\'e0 che unisce i giovani ai provetti. Strinse col Palagi un'amicizia elle dur\'f2 tutu la vita, conobbe, per non nominarne altri molti, \par il Minardi, il Pinelli, fu amico dell'Ingres, che ebbe tanta parte nella storia della pittura francese moderna. Egli studiava, con animo indipendente, tra questi ingegni e queste maniere diverse, ma pure unite \par da quel legame segreto che associa, agli occhi dei posteri, le opere del uno stesso tempo. \par Nei sette anni in cui dimor\'f2 a Roma, l'Hayez incominci\'f2 e condusse a termine parecchi dipinti. Io non ne parlo, per non fare troppo lungo discorso. Essi contenevano le promesse dell'avvenire ed \par erano il prodotto complessivo della educazione ricevuta e di una tempra d'ingegno che, per forza propria, cercava una maggiore novit\'e0 nel comporre e nel colorire. \par Ma i grandi avvenimenti della politica e delle armi si fanno sentire anche nelle vite pi\'f9 tranquille. Hayez stava compiendo un gran quadro rappresentante Ulisse nella Reggia di Aild oo, Re dei Feraci, quando I' Impero napoleonico cadeva, e il cannone degli alleati rintron\'f2 sotto gli atrii dove sedeva a banchetto il padre di Nausica. \par I giovani mandati e protetti a Roma dai Governi distrutti guar\'acdavano incerti l'avvenire. Ma, appunto allora, il Municipio di Venezia, per festeggiare le quarte nozze dell'Imperatore Francesco I, aveva deliberato di ornare il Palazzo reale d' opere affidate ad artisti veneti. L'Hayez, il cui nome era gi\'e0 salutato con lieti auspicii dai suoi con\'accittadini, fu tra i chiamati. Egli, che aveva chiuso frattanto il romanzo della sua giovent\'f9 a Roma sposando una giovinetta che amava, rivide la sua nativa citt\'e0, pieno di speranze, pago nei suoi affetti, coll'animo di chi doveva poi sempre cercare l' ispirazione dell'arte piuttosto nella pace che nelle tempeste della vita. \par A Venezia pass\'f2 tre anni, e li impieg\'f2 tutti, secondo le com\'acmissioni che riceveva, nell'eseguire a fresco molti dipinti decorativi in palazzi pubblici e privati. Ma se questi lavori giovavano a dar pra\'actica e franchezza, erano pur sempre lavori affrettati. \par Ii giovine artista, nella sua coscienza schietta e modesta, temette di smarrirsi nelle facili vie del manierismo, di scadere dagli studii pi\'f9 severi fatti sino allora. E rinunciando alle commissioni ed ai lucri, volle consacrarsi ai quadri pensati, allo studio del vero, alle opere in cui potesse esprimere tutte le forme predilette del suo pensiero. \par I.' Hayez, oramai padrone di s\'e9, era giunto a quell' ora decisiva, nella quale un artista, se ha una forza vera e sua nell' ingegno, si apre la strada che \'e9 poi chiamato a percorrere. Lasci\'f2 da un canto gli argomenti greci c.romani, prescelse un soggetto tolto dalla storia veneta, e pens\'f2, che se la scuola classica aveva liberato I' Italia dal barocchismo, ora bisognava ricondurre la pittura a una maggior verit\'e0. Cerc\'f2 nella composizione la semplicit\'e0, liberandosi dalle regole pe\'acdantesche nemiche del moto e della vita, studi\'f2 l' armonia dei colori e delle linee come la sentiva, senza tener conto dei soliti precetti. \par L'IIayez desiderava, in quel tempo di conoscere gli artisti della capitale lombarda, di rivedere 1' amico suo Palagi. Egli venne, nell'e\'acstate del 182o, a Milano, port\'f2 seco il suo quadro e lo mostr\'f2 al pubblico nell'Esposizione di Brera. \par L' Hayez giungeva nella nostra citt\'e0 in buon punto. \par Erano quelli i giorni in cui ferveva la grande lotta dei roman\'actici. Parliamone con rispetto e con affetto, o Signori. I romantici erano Manzoni, Grossi, Carlo Porta, Giovanni Berchet, 'forti, l\'ecrmes \par Visconti, il pi\'f9 profondo critico della scuola, dopo il Manzoni; erano Silvio Pellico, 13orsieri, ai quali il fato schiudeva gi\'e0 tacitamente le porte dello Spielberg. \par Prima, che fosse dispersa dalle prigioni e dall'esilio, una eletta accolta di ingegni teneva vivo in Milano un moto di studii, di idee, di speranze non municipali, che si ripercuoteva su tutto il pensiero \par italiano; poich\'e9 la cultura e l'arte, la scienza e l'idealit\'e0 fanno le capitali morali, i denari e gli affari non bastano. \par I romantici, gli stessi che vagheggiavano un' Italia moderna, redenta, domandavano per la societ\'e0 italiana una letteratura che esprimesse la verit\'e0 dei suoi pensieri, e dei suoi sentimenti. I tipi astratti \par e rettorici del classicismo potevano vestire qualche virile protesta o qualche collera generosa, ma non potevano contenere le idee e gli affetti della civilt\'e0 moderna. Il simbolismo pagano poteva ricevere \par ancora uno sprazzo di luce dall' anima ellenica del Foscolo, ma non poteva essere la forma viva di quegli ideali che rischiarano i sentimenti e le credenze dei nostri tempi. I romantici dunque invocavano \par una letteratura la quale avesse per oggetto quel vero che, interessando gli intelletti ed i cuori, li solleva e li educa e richiamavano la forma e l' espressione alla semplicit\'e0 e alla naturalezza. \par L'amore della realt\'e0, dopo tante favole e tante allegorie mitologiche, attrasse il romanticismo verso la storia; la letteratura romantica fu principalmente storica e proclive a cercare nella storia la base \par della invenzione poetica. \par I grandi poeti greci e romani furono altamente nazionali perch\'e9 presero i loro soggetti nelle tradizioni che avevano per essi e pei loro popoli il valore degli avvenimenti reali. I romantici partivano da \par questo esempio per sostenere che all'arte dei nostri tempi spettava di preferenza quel campo, tanto piia vasto, che non appartenne agli antichi, la storia del medio evo e la storia moderna \par vicine alle nostre idee, ai nostri sentimenti, unite a noi dal legame della comune civilt\'e0 cristiana, parte viva della nostra storia nazionale. \par In questa tendenza storica del romanticismo ebbe parte lo studio quasi nuovo allora e appassionato delle letterature straniere. Ma vi fu anche un'altra e potente ragione. L'Italia moderna non poteva ri \par farsi coi pensieri di '1'imoleone e di Bruto. Ma quanti insegnamenti scaturivano dalle antiche grandezze e dalle antiche sventure italiane! \par Le invenzioni dell'arte innestate sugli avvenimenti del nostro passato potevano, anche in presenza degli ombrosi padroni, parlare all'Italia vivente dei suoi dolori, delle sue dure esperienze, delle sue speranze immortali. \par Il romanzo storico dunque, il dramma storico, furono le forme predilette della letteratura romantica. Il romanzo storico C oggi pas\'acsato di moda. Alla storia preferiamo ora di non chiedere altro che la storia e al romanzo la descrizione della societ\'e0 in cui viviamo. Le difficolt\'e0 insite nel romanzo storico sono conosciute. $ arduo il dare la vita ai costumi e ai caratteri delle epoche lontane, il pensiero e il linguaggio agli uomini d'altri tempi, pi\'f9 arduo ancora l'accordare l'unit\'e0 della composizione con due elementi non omogenei tra loro, come sono l'immaginato e l'accaduto. Se la storia predomina, l'arte e sacrificata, se predomina la fantasia, facile lo sdrucciolo nel con\'acvenzionale e nel falso. \par Alessandro Manzoni, che doveva scrutare, con si acuta critica, queste difficolt\'e0, Ie aveva gi\'e0 superate, scrivendo un libro immor\'actale, nel quale tutto \'e8 vero secondo i luoghi e i tempi descritti, ma tutto \'e8 anche vero secondo la verit\'e0 generale ed eterna dell' umana natura. \par L' Hayez non si era addentrato nel fitto delle teorie estetiche e storiche che si discutevano in quei tempi, non aveva forse letto il Conciliatore, gi\'e0 soppresso dalla Polizia austriaca quand' egli giunse a Milano. \par Ma agli eroi delle tragedie classiche facevano riscontro le figure scultorie ed enfatiche della pittura classica, al simbolismo mitologico lc insipide allegorie dell' Olimpo. Appena I' impulso spontaneo del suo ingegno si fece strada tra le reminiscenze che dominano i primi anni giovanili, egli aveva sentito che la scuola, nella quale era stato educato, si era fatta vecchia oramai. E per quell' influsso che domina nell'ambiente morale di un'epoca, il suo sentimento artistico nella pit\'actura si trovava concorde col sentimento artistico che prevaleva nella nuova scuola letteraria. \par Fu grande il successo ottenuto dai primi quadri esposti dal- l' Hayez nella nostra citt\'e0. Coloro., che aspiravano a ringiovanire l'arte italiana, riconobbero in essi l'emancipazione dai freddi precetti acca\'acdemici, l' incarnazione nella pittura delle loro idee predilette, delle loro tendenze. \par E I' Hayez, alla sua volta, nelle ragioni di quell'applauso acqui\'acstava una pi\'f9 chiara coscienza di quanto gli era stato suggerito da un sentimento d'arte spontaneo. \par Forse l'innovazione operata dall'Hayez non era una cosi assoluta rivoluzione come allora pareva; l'arte suole procedere per evoluzioni, e se i vicini vedono bene le differenze, i lontani talvolta ve \par dono meglio le analogie, anche indirette. Ma se prima di lui, l'Appiani lasci\'f2 tra noi le sue nobili tradizioni, se del Bossi rimangono i ricordi di un grande ingegno, se poi il Sabatelli diede al disegno e \par alla composizione un potente vigore, si deve per\'f2 riconoscere che l'I-Iayez ha segnato il passaggio dalla scuola classica che dominava nel primo ventennio di questo secolo alla pittura moderna, e che il \par suo nome vivr\'e0 congiunto alle origini di una trasformazione di cui si giovarono pure coloro che hanno cercato, dopo lui, intenti nuovi o diversi. \par Egli rappresent\'f2 nell'arte il romanticismo e, per meglio dire, il romanticismo quale \'e8 fiorito in Italia. La sua pittura storica ritrae gli affetti, i caratteri, ha le proporzioni episodiche, le preferenze poe \par tiche, e anche le mode del nostro romanzo storico, di cui i suoi quadri furono talvolta la geniale illustrazione. \par Anche della pittura storica si dice che \'e9 morta. Io non saprei, per verit\'e0, sottoscrivere a una cosi assoluta sentenza. L'uno e l'altro genere dell'arte pu\'f2 giudicarsi esaurito, quando si supponga che questi \par generi siano, di loro natura, fissi e sempre eguali a s\'e8 stessi. Ma tali non sono. Una interna forza innovatrice li trasforma. La pittura dell'aneddoto storico, dopo aver avuto col romanzo storico la stessa \par ragione d'essere, potr\'e0 forse dividerne le sorti. Ma mi sarebbe duro il credere che dal passato, da questo campo aperto alla fantasia evocatrice, non possa pia giungere a un artista di genio qualche grande \par visione pittorica. La popolarit\'e0 che ebbero i quadri dell' Hayez era certamente dovuta ai loro meriti artistici, alle innegabili e singolari doti del pittore, alla novit\'e0 della maniera, del colorito, che lo distingueva tra \par i suoi contemporanei, alle sue composizioni semplici, equilibrate, chiare all'intelligenza, a un'armonia di disegno e di linee non turbata da un' immaginazione troppo ardente, a uno studio del vero riguardoso \par e lontano da ogni immagine comune o volgare. Ma le sue opere destarono, al loro primo apparire, un cos\'ec vivo interesse, anche perch\'e9 erano la rappresentazione di quei soggetti e di quei sentimenti in cui \par la fantasia del pubblico amava allora cercare le sue commozioni. \par Dopo aver reso col Conte di Carmagnola un omaggio al capo della nuova scuola italiana, si ispir\'f2 con Schiller alle patetiche scene di Maria Stuarda, e con Shakespeare alla pietosa leggenda di CirM \par lietia e Romeo. II Medio Evo, in cui il romanticismo cerc\'f2, con tanta predile\'aczione, il poetico e il pittoresco, diede l'argomento a molti tra i suoi \par principali dipinti. E se torn\'f2 qualche volta ai soggetti eroici, all'Ajace, e pi\'f9 tardi al Sansone, fu per rispondere alle critiche di coloro che lo accusavano di dipingere soltanto le figure piccole e di non saper affrontare le difficolt\'e0 del nudo. \par Tra le opere che illustrarono, in quel tempo, le lettere italiane, parve che il suo ingegno seguisse I' invito di una spontanea simpatia per le descrizioni romanzesche e per le ispirazioni affettuose di Tom \par maso Grossi. Trov\'f2 nel Marco Visconti il soggetto di talune delle tele da lui predilette, e nei Lombardi alla Prima Crociata il pensiero della maggiore tra le sue opere, di quella in cui pu\'f2 dirsi che egli abbia riassunto tutto il suo valore artistico, messo alla prova della pi\'f9 vasta e pi\'f9 varia tra le sue composizioni. \par Era vivo l'eco delle pugne, degli eroismi, degli eccidii nella guerra per l'indipendenza della Grecia. Esisteva allora in Europa una gene\'acrosa e liberale simpatia per i popoli oppressi. In quella storia vicina I'Italia vedeva s\'e8 stessa. Berchet aveva cantato nell'uomo di Parga i dolori degli esuli italiani: Byron e Santarosa erano morti per la Grecia. \par I ricordi e le scene della lotta magnanima attraevano I'I-layez: lo attraevano pel pensiero animatore, per la forma pittoresca, pel \par tipo dei personaggi. Egli dipinse gli Esuli di Parga, la Difesa di Missolungi, la Strage di Patrasso, vani altri quadri minori, e talune di queste composizioni si distinguono, tra le altre sue, pel movimento e per l'energia. \par Ma gli argomenti suoi prediletti erano quelli tratti dalla storia Veneta, bella storia e gloriosa, di cui la leggenda e la fantasia let\'acteraria fecero una miniera di poetici misteri e di episodii drammatici, che poco aggiungevano alla sua vera grandezza. \par A lui era caro l' evocare i ricordi della sua Venezia; 1'intona\'aczione, il colore, i tipi di questi soggetti gli erano famigliari; la sua fantasia sembrava trovarsi a suo agio quando, tra i monumenti della poetica citt\'e0, o nelle sale misteriose dei suoi Palazzi, dava vita ai vecchi Dogi e agli alteri e impassibili senatori. \par Io non potrei, o Signori, parlarvi di tutte queste opere, n\'e9 farne l'esame critico, n\'e9 parlare partitamente delle loro qualit\'e0 e dei loro pregi. \par Ho cercato soltanto di accennarvi, come ho potuto, in quali epo\'acche si svolse questa feconda vita di artista, sotto l' influsso di quali studii, di quali impressioni, e che posto a me sembri che occupi \par l'Hayez, che cosa significhi il suo nome nella storia dell'arte italiana ai nostri tempi. \par Una volta apertasi la via, egli vi procedette con una costanza di lavoro, con una alacrit\'e0 di ingegno che lo accompagnarono fino agli ultimi limiti d'una vecchiezza che non parve conoscere n\'e9 de \par cadenze, n\'e9 stanchezze. La sua bella e onorata carriera pu\'f2 essere per tutti un insegnamento. \par La fama e gli applausi non turbarono il suo culto per l'arte, culto pieno di modestia, di coscienza e di sincerit\'e0. Non cominci\'f2 mai, egli scrisse, una tela senza terrore. Le commissioni che si af \par follavano non gli fecero mai affrettare un lavoro. Era suo principio che non doveva rincrescere il cancellare, e nel suo quadro La Sete dei Crociati pass\'f2 d'un tratto la spugna su quindici o sedici figure, per \par rifarle pi\'f9 conformi al suo pensiero e al suo gusto. Da giovane, ma gi\'e0 artista applaudito, accoglieva i consigli dei maestri e anche degli emuli. Maturo d'anni, cerc\'f2 sempre il meglio \par con tutte le sue forze, studiandosi, fino alla fine della vita, di riformare e di perfezionare il suo stile. Teneva in conto ed ansava il giudizio del pubblico, perch\'e9 gli pareva che un'opera \par d' arte deve interessare e commuovere gli animi, e che le impressioni vive e vere degli spettatori fanno testimonianza se questo scopo \'e9 raggiunto. ll favore in cui erano venuti e si \par mantenevano i suoi dipinti aveva incoraggiato, con e naturale, gli imitatori; vi fu un tempo in cui, nella nostra citt\'e0, non c'era quasi altra scuola che la sua. Ma l'amor proprio non \par gli ispirava una soverchia simpatia per le riproduzioni pedisseque della sua maniera; pensava che il pubblico suole stancarsi delle imitazioni e talvolta, attraverso le imitazioni, anche \par del modello. Mostrava piuttosto un benevolo interesse per quei giovani che davano prova di una originalit\'e0 loro propria, e sapevano unire alla disciplina del lavoro e dello studio l'indipendenza dell'ingegno. \par Non ho bisogno di dire, o signori, per quante memorie il nome dell'Hayez unito a questa Accademia. Nel 1822, da poco arrivato a Milano, fu dal Sabatelli che doveva, per alcuni anni, allontanarsi dalla \par scuola, chiamato a supplirlo come professore di pittura. Da allora in poi fu, per sessant'anni, consigliere dell'Accademia. Nominato professore, alla morte del Sabatelli, nel 1850, insegn\'f2 per trent'anni e negli \par ultimi tempi, fu anche presidente del nostro Istituto. Nella sua scuola l'insegnamento fu dato con paterna coscienza e ricevuto con affettuoso rispetto. Gli artisti usciti dal suo studio \par conservarono tutti pet maestro un ricordo riconoscente. Gli anni, la fama non lo avevano reso intollerante, ne esclusivo; ebbe sempre pci giovani l'animo aperto ed amico, pronto a riconoscere, a salutare con schietta soddisfazione ogni nuova speranza. E quando, testimonio quasi della vita artistica di un secolo, vide sorgere altre tendenze e l'arte tentare altre vie, egli accolse con animo liberale k opere dei nuovi venuti, accettandole in parte e in parte, come pu\'f2 supporsi, facendo le sue riserve. Solo parlando della sua scuola e dei suoi al- lievi, egli soleva ripetere modestamente: \'abIo non posso insegnare che quello che so. \'bb E il vecchio maestro intendeva dire ch'egli po- teva fornire ai giovani quelli che sono i mezzi certi e gl' insegna- menti necessarii dell'arte, ma che non presumeva di prescrivere loro quegli ideali e quelle predilezioni che si mutano e si trasformano coi tempi. \par Vi 6 una legge alla quale le opere d'arte non si possono sot- trarre. Esse rimangono quali uscirono dalle mani di chi le ha create. Gli spettatori invece si succedono, e portano seco quel modo di sen- tire che \'e8 proprio d'ogni generazione. Il giudizio definitivo per\'f2 non 6 pronunciato n\'f2 dai contemporanei, n\'e9 dai loro successori imme- diati. Quello che 6 destinato a vivere prende il suo posto in un giu- dizio pi\'f9 lontano nel tempo, che comprende, in pari modo, ed in- tende anche quanto, tra le azioni e le reazioni che si succedono in uno spazio pi\'f9 angusto, parve contradditorio ed opposto. \par Ma quando un artista ha, come I' Hayez, con mia vita piena d'opere, con una manifestazione completa del suo ingegno rappre- sentato un periodo dell'arte nel suo paese, in modo che questo pe- riodo non pu\'f2 quasi disgiungersi dalle opere sue, allora i contem- poranei hanno ragione di rendere testimonianza ai posteri della fama di cui circondarono il suo nome. \par Il monumento che oggi inauguriamo, dovuto all'ingegno noto ed apprezzato tra noi del prof. Barzaghi, \'e9 un omaggio di ricono- scenza all'uomo che rimane uno \bullet dei maestri della pittura italiana nel nostro tempo, che fu da giovane un antesignano della sua innova- zione, che onor\'f2 con tutta la vita l'arte e la patria, e a novantun'anni lasci\'f2 cadere il pennello; come l'antico lavoratore lascia cadere le brac- cia al tramonto d'una lunga e serena giornata. \par EMILIO VISCONTI VENOSTA. \par \par }